3 Settembre 2012
Stato di calamità per l’agricoltura lombarda: l’estate torrida ha “bruciato” 200 milioni di euro

Stato di calamità per l’agricoltura lombarda: a chiederlo è la Coldiretti regionale che ha redatto la mappa dei danni della lunga estate calda spenta in questi giorni dalle piogge di Poppea. “La siccità di luglio e agosto ha inciso in modo pesante sulle coltivazioni sia sul fronte delle quantità prodotte sia su quello della spesa per il carburante che serve alle pompe di irrigazione – spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia – fra Brescia, Milano, Sondrio, Bergamo, Mantova, Pavia e Cremona ci sono danni stimati, fra mancati raccolti e maggiori costi, per circa 200 milioni di euro”.

A Pavia si attendono perdite per 25 milioni 780 mila euro: le uve bianche hanno subito una riduzione fra il 15 e il 20 per cento per un valore di 6 milioni e mezzo di euro, per quelle nere si prevede una contrazione fra il 10 e il 15 per cento, le colture foraggere hanno perso fra il 30 e il 35 per cento del prodotto pari a circa 5 milioni e 880 mila euro, dimezzata la produzione di mais e sorgo nelle aree non irrigue per un valore di 7 milioni di euro, mentre le orticole hanno pagato al caldo una riduzione dal 20 al 25 per cento pari a circa 6 milioni e 400 mila euro.

Fra Milano, Lodi e Monza è raddoppiata la spesa per l’irrigazione di mais e soia, con un maggior costo di oltre 7 milioni di euro rispetto all’anno scorso, discorso simile per colture orticole in pieno campo con circa 100 euro all’ettaro di maggior costo rispetto al 2011 e con un meno 30 per cento sulla produzione in alcune realtà, il calo della produzione di latte a causa del caldo ha pesato per circa un milione e mezzo di euro, al quale si aggiunge la maggiore spesa per 60 milioni di euro in un mese per i rincari di mais e soia usati nel foraggio zootecnico, inoltre in provincia di Monza si è perso il 50 per cento del mais e il 70 per cento della soia, quasi dimezzata la produzione di uva in diverse aree di San Colombano (fra Milano e Lodi), mentre per il riso si stima un calo fra il 10 e il 15 per cento.

A Brescia c’è stata una mancata produzione di mais, soia, uva e olive per un valore che sfiora i 58 milioni di euro, oltre a una perdita di 7 milioni per il calo del latte: il mais ha perso il 20 per cento fra granella e trinciato per quasi 6 milioni di quintali, la soia si è ridotta del 25 per cento, nei vigneti ci sono cali del 20 per cento e del 30 negli uliveti. A tutto questo si aggiunge il costo dell’energia per refrigerare stalle e capannoni e per irrigare i campi.

A Mantova i campi di mais hanno perso fra il 5 e il 10 per cento del raccolto dove è stata possibile l’irrigazione per almeno 4 volte, il danno sale al 30 per cento in caso di 2 irrigazioni e raggiunge il 50 per cento senza le irrigazioni. In una zona del Destra Secchia non avendo a disposizione l’acqua del Consorzio di Bonifica ed essendoci terreni particolarmente compatti la riduzione sul raccolto di mais è stata anche del 70 per cento. Le perdite sul girasole oscillano fra il 5 e il 10 per cento, quelle sulla soia raggiungono il 30 per cento sul primo raccolto e il 50 per cento sul secondo, nei campi di barbabietole si è perso fra il 30 e il 40 per cento, il terzo e il quarto sfalcio dell’erba medica hanno registrato riduzioni fra il 30 e il 35 per cento, mentre le pere Igp del mantovano vedranno un calo di circa il 20 per cento.

A Bergamo la situazione è diversa a seconda delle zone considerate: nella pianura (area Romano-Treviglio) si segnalano perdite del 15-20 per cento su tutte le colture, cali anche del 70 per cento sull’erba media e del 10-15 per cento per il latte, nella media pianura (Bergamo – Ponte San Pietro) il mais ha perso fra il 60 e il 70 per cento del raccolto sulle zone non irrigue, l’uva bianca è quasi dimezzata e per quella nera si prevedono perdite fra il 20 e il 30 per cento, in collina e sulla montagna orientale (Sarnico – Clusone) dimezzate le colture foraggere, il mais registra perdite del 25 per cento nelle aree irrigue e del 70 in quelle non irrigate, l’uva bianca crolla del 50 per cento e quella rosa del 30, mentre in Valle Imagna e in Valle Brembana le perdite sul latte vaccino e caprino si sono registrate riduzioni fra il 18 e il 20 per cento, mentre le produzioni di erba e fieno sono crollate anche del 40 per cento.

A Cremona il mais e il girasole hanno subito cali fra il 25 e il 30 per cento, la soia dal 30 al 40 per cento, il pomodoro fra il 20 e il 25 per cento, mentre per prati e barbabietole si sono raggiunti picchi negativi del 40 per cento. Inoltre la produzione di latte ha perso fra il 10 e il 15 per cento e negli allevamenti suini si è bloccata la crescita degli animali.

A Sondrio la grandine ha devastato meleti con perdite di oltre il 30 per cento nei meleti, mentre sui vigneti nell’area del Grumello e del Sassella si è arrivati a crolli fra il 50 e l’80 per cento della produzione.

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