La invasione della cimice asiatica tocca anche le coltivazioni bresciane. L’allarme Coldiretti riguarda soprattutto la soia, che supera i 5000 ettari sul territorio provinciale.
"Abbiamo già superato la soglia di danno – spiega Giacomo Lussignoli, presidente Condifesa Lombardia Nord-Est e cerealicoltore di Ghedi (BS) - la cimice ha attaccato a macchia di leopardo gli appezzamenti, colpendo sia il baccello in formazione sia il seme, rendendo inutilizzabile la pianta e causando danni economici”.
Diversa la situazione per il mais: per il momento l’insetto è presente solo sull’apparato fogliare, i tecnici sono già al lavoro per monitorare la situazione in un comparto chiave per l’agricoltura bresciana che conta una superficie di oltre 75mila ettari.
Cimice asiatica: da dove viene e come combatterla
La “cimice marmorata asiatica” arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta. Le punture rovinano le colture rendendole inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto. La diffusione improvvisa di questi insetti che non hanno nemici naturali è favorita dalle alte temperature e dalla loro polifagia, potendosi spostare su numerosi vegetali, coltivati e spontanei. La lotta in campagna per ora può avvenire attraverso protezioni fisiche come le reti a difesa delle colture. Per contrastare la proliferazione dell’insetto alieno è dunque importante proseguire a marcia spedita con la ricerca per interventi a basso impatto ambientale.
Sotto accusa anche il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo, che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica troppo permissiva, che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza l’applicazione di cautele e quarantene. Le stesse che devono invece superare i prodotti nazionali in esportazione, con estenuanti negoziati e lunghissimi dossier.
“Confermo l’importanza per gli imprenditori agricoli delle polizze assicurative per la salvaguardia delle reddito – conclude Lussignoli – una tutela necessaria per fronteggiare le anomalie climatiche e le fitopatie”.