2 Agosto 2013
PREZZO DEL LATTE

In relazione all’esito finale della trattativa sul latte e alla posizione di Coldiretti che non ha voluto sottoscrivere la proposta delle industrie, è giusto chiarire al meglio i motivi di tale scelta. Non è stata una decisione semplice, ma è stata supportata da una serie di ragioni assolutamente concrete.

Da quando è scaduto l’ultimo accordo sul latte ad aprile, siamo arrivati a fine luglio dopo svariati tentativi di ricondurre l’industria acquirente a valutare le nostre proposte che semplicemente seguivano l’andamento di mercato del latte che  già dal mese di maggio quotava sopra i 43 cent. sia il nazionale che l’estero,  nelle Camere di Commercio di Lodi e Verona, mentre i listini internazionali proponevano aumenti, dei prodotti succedanei al latte (polvere di latte, burro, ..),  in un anno mediamente del 50 %.  

Anche il mercato dei formaggi DOP è sostanzialmente positivo con una sostenuta ricerca di latte per alcune DOP (Gorgonzola) C’erano quindi tutte le condizioni per arrivare ad un prezzo che remunerasse degnamente i nostri allevatori.

Incessanti sono stati gli stimoli che la nostra Coldiretti Lombardia ha sottoposto alle parti e alle istituzioni, tanto da indurre prima l’Assessore lombardo all’Agricoltura Giovanni Fava e poi il Ministro alle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo a convocare degli incontri in cui chiaramente emergeva che l’industria lattiero casearia italiana non voleva arrivare a chiudere un accordo soddisfacente.

Siamo anche dovuti intervenire con un esposto alla Autorità Garante per la Concorrenza del Mercato (così come previsto  dalla legge 27 /12 art. 62.) per   manifestare l’ingiustizia che si stava compiendo ai danni degli allevatori stante i costi di produzione dichiarati da Istituti terzi, ben al di sopra del valore riconosciuto ai produttori per il latte alla stalla.

Gli elementi per la trattativa sul prezzo del latte per noi erano:

-      Un prezzo base di 43 cent. il litro latte
-      Il coinvolgimento dei  conferimenti dei mesi di maggio, giugno e luglio con cifre da stabilire, ma che non potevano essere non considerati
-      Il coinvolgimento nella trattativa anche delle altre Regioni, partendo da quelle confinanti
-      Il coinvolgimento di tutti gli acquisti fatti in Italia dal gruppo Lactalis, quindi Galbani, Parmalat e tutte le altre sigle del gruppo
 
Quello che altri hanno firmato è un accordo che non prevede un riconoscimento in alcun modo dei mesi di maggio, giugno e luglio, il prezzo del latte alla stalla dal mese di agosto  è sottopagato a 42 centesimi il litro.

Inoltre l’accordo coinvolge solo la Lombardia (per le provincie confinanti  come ad esempio, di Piacenza, Verona e Novara non viene riconosciuto quel prezzo pattuito) e ancor peggio non prevede l’interessamento di Parmalat a cui i produttori italiani consegnano più di 2 milioni di quintali di latte. Sia il ministro che l’assessore regionale non hanno condiviso la modalità a cui si è arrivati al pessimo risultato di cui invece Confagricoltura e Cia si vantano.
Confagricoltura e Cia sono responsabili e firmatarie di quest’intesa sulle spalle degli allevatori, ma fra loro c’è chi dice adesso che in passato la Coldiretti ha siglato accordi a prezzi inferiori, dimenticando però di ricordare che le condizioni di mercato erano totalmente diverse.

Coldiretti ha raggiunto accordi migliorativi per le aziende agricole quando:
-      Il grana padano era quotato a 5,30 euro al kg
-      Il latte era quotato 29 centesimi al litro
-      Il latte spot era a 22 centesimi al litro
-      Il costo del mais era a 12 euro al quintale

Confagricoltura e Cia invece si sono piegate alle industrie con un prezzo medio sfavorevole di 41,5 centesimi al litro in un momento in cui c’erano tutte le condizioni di mercato per ottenere di più:
-      Il latte spot è oltre i 46 centesimi al litro
-      Le esportazioni dei formaggi Dop vanno a gonfie vele
-      Tutte le previsioni di mercato indicano un’ulteriore espansione delle vendite dei formaggi
-      La produzione totale di latte è in linea con le quote, mentre le richieste di latte delle industrie sono in continuo aumento

Questi sono i motivi per i quali la Coldiretti non ha firmato un accordo capestro che non porta alcun vantaggio agli allevatori ma favorisce solo le industrie

Continuando con la navigazione in questo sito, accordi l'utilizzo dei nostri cookie. Approfondisci

Le impostazioni dei cookie in questo sito sono impostate su "permetti cookie" per permettere la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui l'utilizzo di questo sito senza cambiare le impostazioni del tuo browser o se clicchi su "Accetto" confermai l'autorizzazione di tali cookie.

Chiudi