6 Marzo 2025
06/03/2025 – Previsioni di semina: verso l’incremento delle superfici a mais

Previsioni di semina: verso l'incremento delle superfici a mais; stabili le colture specializzate come melone e cocomero, scendono barbabietola e soia

Restano il meteo e il mercato le due variabili che influiscono maggiormente sulle previsioni di semina degli agricoltori mantovani, alle quali si aggiunge dall’avvento di Trump e dagli ultimi annunci di voler applicare barriere tariffarie all’Unione europea, l’incognita dei dazi. Una variabile che forse non condizionerà in maniera diretta le scelte di campo degli agricoltori, ma che genera incertezza negli operatori e che rischia di innescare nuove fiammate speculative, con preoccupazioni anche oltreoceano, dove – rileva Coldiretti Mantova – i farmer americani temono di essere tagliati fuori dai mercati e di dover fare i conti con ribassi di prezzo che potrebbero minare la competitività delle imprese agricole ad ogni latitudine.

Premessa doverosa per dire che quest’anno, forse più della scorsa primavera, le dinamiche di scelta non sono ancora del tutto definite e potrebbero nelle prossime settimane subire, se non delle vere e proprie inversioni di tendenza, dei correttivi piuttosto decisi.

Il meteo, come detto, sarà un driver significativo, in particolare dopo la campagna di raccolta 2024, dove le forti piogge hanno tagliato drasticamente le rese di cereali autunno-vernini (-20-30%), di mais (-20-30%), soia (-40%), pomodoro (-25%). Fra le vittime del maltempo, anche la barbabietola. “Nonostante il contributo accoppiato sulla carta allettante – afferma Andrea Costa, presidente della sezione di Felonica di Coldiretti – il calo delle produzioni di un 30-35% lo scorso anno è un ricordo ancora ben scolpito nelle menti degli agricoltori. Se a questo si aggiunge l’aumento dei costi unitari del seme, cresciuto di oltre il 10%, l’aumento dei fertilizzanti per le tensioni internazionali, i terreni attualmente ancora pesanti e difficilmente praticabili per l’eccesso di pioggia, appare evidente una perdita di interesse”.

Ad avvantaggiarsene, in una zona ad alta specializzazione come quella del Destra Secchia, dove le coltivazioni di melone e anguria non dovrebbero perdere nemmeno un ettaro rispetto alle medie degli ultimi cinque anni, stima Coldiretti Mantova, dovrebbe essere il mais.

“L’utilizzo del mais, almeno nella zona del Sermidese – ipotizza Costa – dovrebbe essere più orientato al trinciato e alla valorizzazione energetica che non per uso zootecnico, tenuto conto che la zootecnia ha decisamente meno spazio rispetto ad altre aree della provincia e che nel Basso mantovano non si utilizza l’insilato di mais nella razione alimentare delle bovine che producono latte per il Parmigiano Reggiano”.

L’aumento del mais sembra essere una costante di tutto il territorio provinciale, nell’ordine di un 10% almeno. Una scelta – rileva Coldiretti Mantova – per alcuni aspetti inevitabile in una provincia a forte vocazione zootecnica come quella virgiliana, a maggior ragione dopo gli incrementi di prezzo registrati nelle ultime settimane dal mais destinato alla razione alimentare, che ha raggiunto i 246 euro alla tonnellata come quotazione media di febbraio, in crescita del 18% rispetto allo stesso mese del 2024.

Per contro, la soia sembra essere uscita parzialmente dal gradimento degli agricoltori mantovani. Non ci sono ancora sentenze definitive, ma fra le difficoltà a reperire il seme dopo l’annata disastrosa del 2024, con forti ritardi anche nell’epoca di raccolta, che ha complicato ulteriormente le cose, le superfici dovrebbero ridursi nell’ordine del 15%, forse anche di più. Soprattutto perché i prezzi di mercato - dopo il grande exploit del 2022 – sono in costante flessione e rendono il prodotto poco competitivo e molto esposto alle bizze del meteo, oltre agli attacchi di patogeni come la cimice asiatica. “Dal prossimo maggio, inoltre, dovrebbero non essere più autorizzati alcuni principi attivi, rischiando così di rendere ancora più complicato il ciclo colturale in campo”, dichiara Enrico Treccani, vicepresidente di Coldiretti Mantova.

La tenuta del prezzo del pomodoro, rispetto ad esempio ai ribassi registrati in Spagna (che dovrebbero portare a ribassi produttivi superiori al 20%, secondo le stime di Amitom, l’Associazione internazionale mediterranea dei pomodori trasformati), dovrebbe favorire una maggiore superficie coltivata ad oro rosso in Pianura Padana. Tuttavia, frena Fabio Perini, presidente di Coldiretti Castellucchio, “le incognite meteo-climatiche e i terreni ad oggi molto bagnati potrebbero ripercuotersi sui numeri delle varietà precoci trapiantate, che potrebbero essere inferiori”.

Performance paradossalmente positive per i prezzi delle leguminose proteiche potrebbero portare fuori mercato produzioni già di per sé di nicchia sul nostro territorio come il pisello proteico, i cui listini si sono avvicinati un po’ troppo ai valori della farina di soia.

Con riferimento alle colture ad alto valore aggiunto, continuano gli estirpi di melo e pero, seppure a ritmi meno sostenuti rispetto al passato. “Purtroppo, però, non stiamo assistendo a nuovi impianti, nonostante un 2024 che ha dato soddisfazioni in termini di qualità delle produzioni e di prezzo – riferisce Costa -. Una situazione di incertezza aggravata anche dai ritardi nell’erogazione dei contributi per le assicurazioni agevolate, che nel comparto ortofrutticolo hanno un’incidenza non del tutto trascurabile”.

Un dato per ora certo sembrano essere i rincari. “Stiamo assistendo a incrementi dei prezzi dell’energia e dei fertilizzanti – afferma Treccani -. Elementi che, uniti all’incognita dazi, generano incertezza nel settore”.

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