Al centro dell’appuntamento la misura 8.1 del Programma di sviluppo rurale 2014-2020, che riguarda il “Supporto ai costi d’impianto di boschi e ai premi per il mantenimento e mancati redditi”. La misura, da 62,5 milioni di euro (50 dei quali riferiti a impianti già esistenti), si articolerà in due tipi di intervento: pioppicoltura vera e propria, con una durata dell’impegno di 8 anni e un contributo per spese d’impianto che potrà variare dal 60 all’80%; e arboricoltura (impianto di altri tipi di piante esclusi i pioppi), con una durata di 20 anni e un contributo per spese d’impianto tra il 70 e il 90%, un contributo per 5 anni per la manutenzione e per 12 anni per il mancato reddito (nonostante l’impegno sia di 20 anni).
A preoccupare i produttori sono, innanzitutto, i tempi incerti: “Non si sa ancora la data in cui verrà aperto il bando – spiega il responsabile economico di Coldiretti Mantova Alberto Lombardi – e il sentore è che si arrivi verso la fine dell’inverno 2016. Troppo tardi per permettere l’impianto, soprattutto nelle zone golenali in cui le operazioni dovevano essere già partite”.
Altro timore riguarda le limitazioni sulla scelta dei cloni: “La maggior parte delle nostre aziende – prosegue Lombardi – per poter attingere al contributo dovrà obbligatoriamente impiantare nuovi cloni a maggior sostenibilità ambientale (MSA), per i quali, però, non si conoscono la produttività, la resa e quanto l’industria sarà disposta a pagare”.
Gli agricoltori mantovani del settore partirebbero, quindi, svantaggiati rispetto ai colleghi delle regioni limitrofe, perché i bandi che saranno aperti in quelle aree presenteranno caratteristiche meno restrittive relativamente ai cloni MSA. “Forse ci vorrebbe maggiore considerazione per imprenditori che attraverso queste colture, prevalentemente messe in atto in aree demaniali, contribuiscono a salvaguardare l’ambiente”.
Il rischio è di perdere un’occasione in un momento in cui il mercato del legno a livello europeo si sta muovendo, con l’industria alla ricerca di legname di qualità che il territorio mantovano potrebbe fornire: “Peccato – conclude Lombardi – che i nostri imprenditori non possano approfittare di questa tendenza positiva”.
Perplessità anche tra i vivaisti: “Siamo sempre meno – commenta Sergio Gorzoni, titolare di un vivaio da 20 mila piante l’anno a Villimpenta – e ci stanno mettendo in difficoltà non consentendoci di fare una programmazione degli impianti a causa della mancanza di una data d’uscita del bando e della limitazione nella scelta dei cloni, che non sappiamo se tra 10, 12 anni saranno redditizi”
8 Ottobre 2015
Pioppicoltura: timori per tempi contributi e obbligo utilizzo nuovi cloni