26 Gennaio 2016
Maialini addio, nel Mantovano sparite 11 mila scrofe

 La mancanza di un’etichetta d’origine chiara per i prodotti che non sono Dop favorisce le importazioni di carni dall’estero e il crollo delle quotazioni dei veri salumi Made in Italy – spiega Coldiretti Lombardia – Infatti nel 2015 sulla piazza di Modena il prezzo medio dei suini grassi (peso fra i 156 e i 176 chili) è diminuito di quasi l’8% arrivando a 1,35 euro al chilo, rispetto al 1,46 euro dei dodici mesi precedenti.
 “I costi di produzione sono troppo alti, non paragonabili a quelli esteri – spiega Claudio Veronesi, allevatore di suini con oltre 1000 scrofe a Sustinente, in provincia di Mantova –. Molti allevatori sono riusciti a sopravvivere chiudendo il ciclo, dalle scrofe all’ingrasso, ma tante aziende si sono arrese oppure sono passate alla soccida. Noi  ci siamo salvati perché, oltre a gestire tutto il ciclo di vita dei nostri suini, vendiamo soltanto alle cooperative e produciamo il 70% dell’alimentazione”.
Conferma la situazione di crisi nera Quirino Stori, allevatore di Serravalle a Po, titolare di un’azienda con un migliaio di scrofe: “Finora  il numero delle mie scrofe è rimasto costante, ma a giugno tiro le somme e decido cosa fare. E se non cambia qualcosa il taglio sarà drastico. Farò come un collega allevatore, che proprio in questi giorni ha deciso di smettere di fecondare le proprie scrofe, più di 300”.
“Nel 2014 abbiamo resistito coprendo almeno i costi, ma l’anno scorso non ce l’abbiamo fatta: troppe spese e troppa concorrenza dall’estero dove nutrono gli animali con mangimi di qualità inferiore e fanno crescere gli animali molto più rapidamente” aggiunge Marco Lunati, allevatore di Mairago in provincia di Lodi.

In ribasso anche per le quotazioni dei maialini da 30 chili il cui prezzo medio alla borsa di Milano è passato dai 2,67 euro al chilo del 2014 ai 2,45 euro al chilo del 2015 (-8,2%). “Fino a pochi anni fa allevavo circa 500 scrofe – racconta Alessandro Palazzi, 46 anni di Somaglia (Lodi) – ma le spese e i costi erano troppo alti, a cominciare dalla manodopera qualificata che serve per un’attività come questa. A malincuore ho dovuto licenziare il mio dipendente e ridurre il numero dei capi. Oggi allevo circa 100 scrofe e ho venduto parte dei terreni, ma la situazione non è migliorata. Lasciar perdere tutto? Ci penso, ma non è possibile. Questa azienda l’ho ereditata da mio padre, dà lavoro a me e a mia moglie. Adesso andiamo avanti giorno e per giorno, ma non so per quanto ancora resisteremo”.
 
  La mappa lombarda della “crisi delle scrofe”

PROVINCIA
 
SCROFE 2010
 
SCROFE 2015
 
DIFFERENZA ASSOLUTA
 
DIFFERENZA PERCENTUALE
 
Bergamo
 
27.509
 
24.626
 
-2.883
 
-10,5 %
 
Brescia
 
98.261
 
81.425
 
-16.836
 
-17,1 %
 
Como
 
141
 
68
 
-73
 
-51,8 %
 
Cremona
 
71.999
 
43.423
 
-28.576
 
-39,7 %
 
Lecco
 
304
 
150
 
-154
 
-50,7 %
 
Lodi
 
25.639
 
19.198
 
-6.441
 
-25,1 %
 
Mantova
 
56.446
 
45.650
 
-10.796
 
-19,1 %
 
Milano
 
6.062
 
5.170
 
-892
 
-14,7 %
 
Monza Brianza
 
222
 
96
 
-126
 
-56,8 %
 
Pavia
 
20.268
 
21.423
 
+1.155
 
+5,7 %
 
Sondrio
 
44
 
46
 
+2
 
+4,5%
 
Varese
 
96
 
70
 
-26
 
-27,1 %
 
LOMBARDIA
 
306.991
 
241.345
 
-65.646
 
-21,4 %
 

 

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