"E adesso ritengo si stiano creando gli spazi per arrivare a un’evoluzione di un quadro che pareva compromesso e immobile. Entro qualche giorno dovremmo avere delle risposte”. Così Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia e Vice Presidente nazionale di Coldiretti spiega le mosse della più importante organizzazione di imprese agricole d’Italia da quando gli allevatori hanno tolto il blocco alla base logistica della Lactalis a Ospedaletto Lodigiano.
“Nonostante le posizioni distanti - spiega Prandini - in questi giorni di incontri e trattative è comunque emersa la consapevolezza che la tensione e lo scontro fine a stesso non fanno bene a nessuno. Ed è partendo da questo punto che stiamo lavorando per cercare una soluzione che tuteli gli allevamenti e al tempo stesso sia sostenibile dalle industrie di trasformazione”. In ballo – spiega Coldiretti Lombardia – non ci sono solo dei valori economici, ma l’esistenza stessa di una rete di migliaia di aziende agricole che ogni giorno fanno la storia dell’agroalimentare italiano e che solo nella nostra regione mungono oltre 4 milioni e mezzo di tonnellate di latte sulle 11 totali a livello nazionale. “Si tratta di un prodotto prezioso, sicuro e controllato a tutti a livelli che deve avere la giusta valorizzazione lungo la filiera” conclude Prandini.
La prima settimana di dicembre arriverà inoltre, la decisione dell’Antitrust, che si esprimerà sulla posizione della Lactalis, la multinazionale che sottopaga il latte italiano dopo aver acquisito i marchi nazionali Parmalat, Invernizzi, Galbani, Locatelli e Cademartori ed esser diventata il primo gruppo sul mercato italiano e mondiale nei prodotti lattiero caseari.
L’intervento dell’Antitrust è soltanto il primo risultato della mobilitazione che Coldiretti ha portato sotto la sede dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, dopo la provocazione dell’industria del latte di offrire soltanto un centesimo di aumento nel corso del tavolo riunito al Ministero delle Politiche agricole.
L’iniziativa aveva l’obiettivo di evidenziare lo squilibrio contrattuale tra le parti, che determina un abuso, da parte dell’industria, dovuto alla maggiore forza economica sul mercato, con l’imposizione di condizioni gravose agli allevatori. I prezzi praticati dagli operatori a valle della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori sono costretti a chiudere perché non riescono a coprire i costi di produzione.
“Il latte – denuncia il Presidente di Coldiretti Mantova Paolo Carra - viene sottopagato a 34 centesimi al litro nonostante i costi di produzione, in Lombardia, siano in media compresi tra i 38 ed i 41 centesimi al litro. A dirlo è lo studio ufficiale realizzato in riferimento alla legge 91 del luglio, che impone che il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione. Ma oltre a disattendere una legge dello Stato, si inganna anche il consumatore: nel passaggio dalla stalla allo scaffale, il prezzo del latte fresco moltiplica fino a quattro, e la differenza tra ciò che paga il consumatore e ciò che viene riconosciuto agli allevatori è la più alta d’Europa”.
A causa dei prezzi troppo bassi, non in grado di coprire i costi di produzione, nell’ultimo anno sono state chiuse più di mille stalle da latte, il 60 per cento delle quali in montagna. E quasi quattromila posti di lavoro sono andati in fumo per effetto della perdita nei bilanci di circa 550 milioni di euro. La situazione drammatica del settore ha provocato la mobilitazione nel mese di novembre, che ha coinvolto circa ventimila allevatori che, insieme alle principali associazioni dei consumatori (Adiconsum, Federconsumatori, Adusbef, Codacons Movimento consumatori), hanno intercettato centinaia di camion, tir e cisterne, presidiato decine di iper e supermercati in tutte le regioni e distribuito almeno trecentomila volantini ai consumatori per spiegare i motivi della protesta.