19 Marzo 2014
La Mafia nel piatto con le etichette criminali

La Mafia nel piatto con le etichette criminali
Paolo Carra: anche se Mantova risulta essere tra le province lombarde dove il fenomeno para essere marginale, occorre non abbassare la guardia.
 
Dalla mafia che tenta di infiltrarsi nella gestione delle aziende agricole a quella che entra nel piatto. Il crimine organizzato inquina l’economia anche solo con il nome, come ha scoperto la Coldiretti che per la prima volta ha censito gli esempi più scandalosi di prodotti agroalimentari, venduti in Italia, in Europa e nel mondo, con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme dell’iconografia mafiosa. La ricerca è stata illustrata oggi a Roma, nell’ambito della presentazione della Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”, promossa dalla Coldiretti con la Presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Giancarlo Caselli. 
 
“Dopo aver sfruttato le immagini della bellezza dei nostri territori, adesso il marketing industriale agroalimentare punta sui simboli e sui nomi che richiamano l’ambiente del crimine organizzato per vendere prodotti alimentari che con l’Italia non c’entrano nulla, ma che sfruttano stereotipi negativi per fare business sul buon nome delle nostre produzioni. E’ una vergogna” spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia che insieme a tutti i presidenti delle Federazioni provinciali ha partecipando al summit in difesa dell’agroalimentare italiano. 

L’istituzione dell’Osservatorio contro le sofisticazioni agroalimentari e le agro-mafie è sicuramente un deterrente contro chi minaccia le attività agricole che lavorano in modo pulito ma anche contro il falso prodotto italiano – afferma Paolo Carra presidente Coldiretti Mantova – anche se, analizzando i dati forniti dall’osservatorio, la provincia di Mantova pare essere toccata solo marginalmente. Questo però – continua Carra – non deve lasciarci tranquilli e impone alla nostra organizzazione di vigilare su ogni forma di illecito non solo sui beni immobili ma anche sui prodotti del nostro territorio, dove nascono Dop riconosciute in tutto il mondo e che, soprattutto negli ultimi anni, dall’export ottengono notevoli soddisfazioni.. Difendersi dalle agro-mafie - conclude Carra – significa anche tutelare i prodotti locali e i terreni che li producono, proteggere il nostro “saper fare”, le nostre tradizioni e difendere tutti i nostri  produttori agricoli che lavorano con onestà e qualità”.
 
Il Presidente della Coldiretti nazionale Roberto Moncalvo ha chiesto “l’intervento delle Istituzioni nazionali e comunitarie per porre fine ad un oltraggio insopportabile” alla vigilia dell’incontro del Santo Padre con le vittime delle mafie il 21 marzo, nella "Giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie" promossa dalla Fondazione "Libera".
 
Fra i prodotti che la Coldiretti ha trovato in vendita sui mercati internazionali ci sono ad esempio le noccioline “Chilli Mafia” aromatizzate al peperoncino, la “Sauce Maffia” a Bruxelles, la pasta “Mafia” a Taiwan, le spezie “Palermo Mafia Shhoting” in Germania, la salsa piccante “Wicked Cosa Nostra” in California o l’amaro “Il Padrino”.
 
“Se non fosse drammatico, questo richiamo al crimine organizzato sarebbe ridicolo – commenta Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – visto che la lotta al crimine organizzato è ormai uno dei valori fondanti della nostra società civile e considerato lo sforzo delle forze dell’ordine per contrastare l’attività della mafia in Italia e all’estero”.
In Lombardia, ad esempio, sono stati sequestrati alla criminalità organizzata 50 terreni agricoli e fabbricati rurali in 29 comuni fra Milano, Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Pavia, Sondrio e Varese. In totale sono 184 i centri dove lo Stato è intervenuto – spiega la Coldiretti regionale - delineando una “mappa della presenza mafiosa” che interessa, a livello di sequestri, il 12% del territorio lombardo e riguarda, per la maggior parte, appartamenti, ville, box, capannoni e attività commerciali.
 
In totale in Lombardia sono 1.186 i beni sequestrati: si tratta della prima regione del centro nord e la quarta in Italia dopo Sicilia, Campania e Calabria. In provincia di Milano il 43% dei comuni (58 su 134) e in quella di Monza il 24% (13 su 55) è stata interessata dalla confisca di appartamenti, box, aziende, capannoni, attività commerciali e terreni agricoli riconducibili al crimine organizzato. La stessa cosa è avvenuta per quasi il 16% dei comuni bresciani (32 su 206), per il 13,5% di quelli in provincia di Varese (19 su 141), per il 10% in provincia di Como (16 su 160).
 
Al convegno – spiega la Coldiretti Lombardia – oltre all’ex procuratore Caselli hanno partecipato: Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia, Alberto Brivio Presidente Coldiretti Bergamo, Cosimo Piccinno Generale D. Comandante carabinieri NAS, di Mons. Vittorio Nozza vicario episcopale per i laici e per la pastorale, di Gianni Fava assessore Agricoltura Regione Lombardia, di Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti, di Roberto Maroni presidente Regione Lombardia e di Maurizio Martina Ministro Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

LA MAPPA DELLE PROPRIETA’ MAFIOSE IN LOMBARDIA

PROV.        COMUNI       TOT COMUNI      % SU TOT COMUNI

 Varese             19                141              13,5    %
Bergamo           11                244              4,5    %
Brescia              32                 206            15,5    %
Como                 16                160             10,0    %
Cremona            3                   115            2,6    %
Lecco                11                   90             12,2    %
Lodi                  5                     61              8,2    %
Mantova         3                       70             4,3    %
Milano            58                    134             43,0    %
Monza Brianza    13                55               23,6    %
Pavia                 11                 190               5,8    %
Sondrio           2                      78                 2,6    %
LOMBARDIA   184              1.544             11,9   %

(Fonte: Elaborazione COLDIRETTI LOMBARDIA su dati Anbsc)

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