I dati sono emersi oggi a margine del vertice tra Coldiretti e l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava, che si sono riuniti per valutare soluzioni che fermino l’assedio di campi e strade da parte della fauna selvatica: per il Mantovano soprattutto nutrie, per le altre province lombarde anche cinghiali, piccioni, cervi e corvi.
“Le nutrie, oltre a costringere i consorzi di bonifica e gli stessi imprenditori agricoli a intervenire in modo costante con costose operazioni di manutenzione straordinaria per riparare i canali danneggiati – spiega il presidente di Coldiretti Mantova Paolo Carra - possono rappresentare un pericolo per chi lavora sui trattori, perché vicino alle sponde degli argini il piano campagna può crollare a causa delle tane e delle caverne costruite dagli animali. E per gli automobilisti, che per evitarle compiono manovre azzardate”.
“Può capitare di finire nei loro buchi – racconta Paolo Rosa, titolare di un’azienda a Bozzolo “assediata” dai roditori – e il rischio che il trattore si ribalti è alto. E poi c’è la perdita di raccolto: le nutrie mangiano le piantine appena germogliate di soia ed erba medica o, nel caso del mais, rosicchiano la gamba per fare cadere la pannocchia e cibarsene. Ci sono colleghi che, quest’anno, hanno seminato anche tre volte. Bisogna, però, cominciare a fare un conto serio dei danni”.
I conti dei danni causati dalla fauna selvatica, riferiti alla sola Lombardia, ci sono: cinquemila euro di media al giorno, due milioni in un anno secondo la Coldiretti. Il 75% riguarda le attività agricole, la parte restante gli incidenti stradali, più di 500 all’anno. Senza considerare la prevenzione: la difesa passiva dei canali attraverso le reti al Consorzio Garda Chiese costa, ad esempio, circa 100 milioni di euro l’anno. A ciò si aggiunga l’aspetto di carattere sanitario, che ancora oggi rimane fonte di grande preoccupazione: la nutria è, infatti, portatrice di un rischio di diffusione della leptospirosi, malattia pericolosa per l’uomo e per gli animali.
Nel vertice di oggi si è parlato di proposte, dalla prevenzione (recinzione, trappole, prodotti repulsivi e animali da guardia) al contenimento o abbattimento controllato, con possibilità di intervento anche da parte degli agricoltori che abbiano la licenza di caccia. “Basta che si trovi presto una soluzione – dice Carra – perché questi animali si riproducono molto rapidamente, colonizzando sempre nuove aree delle nostre campagne”.