Problemi che durano da qualche anno e che hanno portato a un calo drastico nel numero delle scrofe: nel Mantovano, negli ultimi 5 anni, ne sono sparite circa 11 mila.
“Questo investimento arriva in un momento di profonda crisi – ha commentato il Presidente regionale Ettore Prandini - ma oggi salutiamo la scelta di questi imprenditori, che credono ancora nel settore suinicolo, che può dare risposte in termini economici all’intera agricoltura. Stiamo pagando un sistema inefficiente, dalle imprese agricole fino alla macellazione. Servono scelte di campo, come ad esempio la Cun suini. Abbiamo deciso di sostenerla, ma a questo punto gli altri mercati vanno chiusi. A livello comunitario bisognerebbe, invece, che la suinicoltura accedesse alla contribuzione della Pac, e servirebbero regole uguali per tutti. Ci sono invece, forti differenze in termini di regole e regolamenti che incidono pesantemente sulle nostre aziende”.
L’impianto, che ospita 1200 scrofe, è diviso in due capannoni: uno per la sala parto e l’altro per la gestazione. Per garantire una temperatura confortevole tutto l’anno sono stati installati impianti per il riscaldamento e il raffrescamento, collegati a un sistema d’allarme che avverte sul cellulare gli allevatori in caso di blocco. Il calore è prodotto da una centrale termica, mentre il raffreddamento è ad acqua, e grazie alla coibentazione delle due strutture la dispersione è quasi pari a zero.
“Si è trattato di un investimento importante, ma era necessario per abbattere i costi – ha spiegato il titolare Claudio Veronesi -. E finora questi primi mesi ci hanno dato ragione, visto che li abbiamo dimezzati grazie al risparmio energetico e ai miglioramenti dal punto di vista sanitario”.
In azienda dovrebbe, inoltre, arrivare a breve un’altra novità: un impianto sotterraneo per lo spandimento del liquame e la fertirrigazione: “In questo modo – ha detto Mattia Veronesi, figlio del titolare – potremo sfruttare il liquame dei nostri capi e usare meno fertilizzanti. La superficie aziendale, tra l’altro, è in abbondanza rispetto al numero dei capi allevati”. Si tratta di 350 ettari di terreno coltivati a mais, orzo, frumento e soia, che vengono utilizzati in azienda per produrre mangimi, rendendola autosufficiente per il 60%.
6 Giugno 2016
Green e attenta al benessere animale: inaugurata la nuova scrofaia di Veronesi