14 Febbraio 2017
Etichetta per grano e pasta: c’è attesa per il via libera dell’Europa

C’è attesa per la decisione di Bruxelles sull’indicazione in etichetta dell’origine del grano. Un provvedimento che punta a difendere il Made in Italy in un comparto in cui le speculazioni del mercato stanno uccidendo le aziende cerealicole. Nonostante l’Italia sia il principale produttore di grano duro, ben 2,3 milioni di tonnellate vengono, infatti, importati dall’estero per produrre pasta, senza che questo venga reso noto ai consumatori in etichetta.

“Le speculazioni devono essere fermate – spiega Paolo Carra, Presidente di Coldiretti Mantova –. Questo è un tema che ci riguarda molto da vicino: ricordo che le campagne mantovane, da sole, producono il 70% del grano duro (su 4.800 ettari) e il 35% del grano tenero (19.000 ettari) della Lombardia. Siamo soddisfatti del percorso avviato con lo schema di decreto firmato dai ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine in etichetta. E siamo in attesa del via libera definitivo da parte dell’Europa. Per il settore lattiero-caseario l’etichettatura sta dando buoni risultati e quindi speriamo che lo stesso modello venga esteso a tutte le filiere”.

Il decreto

E’ stato inviato a Bruxelles per la prima verifica lo schema di decreto, condiviso dai Ministri delle politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che introduce la sperimentazione dell’indicazione obbligatoria dell’origine per la filiera grano/pasta in Italia.

Parte così l’iter autorizzativo previsto a livello europeo per arrivare a un modello di etichettatura che consentirà di indicare con chiarezza al consumatore, sulle confezioni di pasta secca prodotte in Italia, il Paese o l’area dove è coltivato il grano e quello in cui è macinato.

Il decreto in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;

b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

Se il grano duro è coltivato, almeno per il 50%, in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

Queste indicazioni sull’origine sono apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili e indelebili.

Oltre l’85% degli italiani chiede trasparenza nell’indicazione d’origine di grano e pasta

Oltre l’85% degli italiani considera importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per la pasta. Sono questi i dati emersi dalla consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a cui hanno partecipato oltre 26mila cittadini.

Le principali azioni del Mipaaf a sostegno del settore cerealicolo

Fondo da 30 milioni di euro per l’avvio del piano cerealicolo nazionale per il triennio 2017-2019. Per aumentare qualitativamente l’offerta di grano italiano si prevede il sostegno per incrementare la sottoscrizione di contratti di filiera, capaci di garantire una più equa remunerazione del lavoro agricolo e contenenti parametri qualitativi del grano duro conformi con le esigenze produttive dell’industria pastaria. Per questo è previsto un aiuto di 100 euro ad ettaro per produttore nei limiti del regime ‘de minimis’. L'obiettivo è aumentare del 20% le superfici coltivate coinvolte passando da 80.000 a 100.000 ettari.

Per tutelare le imprese dalle crisi di mercato, infine, il Mipaaf promuove una polizza assicurativa per la stabilizzazione del ricavo aziendale. La misura punta a garantire i ricavi dei produttori proteggendoli, oltre che dagli eventi atmosferici avversi, anche dalle eccessive fluttuazioni di mercato. Il Ministero si impegna a introdurre tali polizze innovative nel Piano Assicurativo Agricolo Annuale che dà diritto agli agricoltori di ricevere il contributo dello Stato sui premi assicurativi. Sempre in via sperimentale e al fine di favorire lo sviluppo di polizze ricavo, Ismea garantirà la copertura del Fondo di riassicurazione.

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