7 Settembre 2020
Coldiretti Mantova presenta alla Millenaria i nuovi modelli di aggregazione. Carra: uniti per avere più forza sui mercati, con prodotti agroalimentari di qualità

“L’aggregazione permette di ottenere risultati che altrimenti non sarebbero alla portata del singolo. Per questo è fondamentale prendere in considerazione tutte le opportunità per valorizzare le grandi produzioni agricole e agroalimentari del territorio. In questo modo saremo in grado di dare risposte al mercato, all’export, ai consumatori e garantire un futuro ai giovani”.

La benedizione dell’aggregazione in agricoltura è suggellata dal presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra, al  termine della tavola rotonda organizzata dalla federazione alla Millenaria di Gonzaga.

L’occasione si rivela un confronto fra esperienze differenti di collaborazione, in diversi settori e fra diversi soggetti imprenditoriali, ma sempre con l’obiettivo di promuovere l’agroalimentare di qualità e di garantire la remunerazione dell’attività imprenditoriale agricole, alle prese con le sfide della sostenibilità.

Interessanti le case history. Spazio quindi all’alleanza ventennale della società agricola Beffa Tosini di Mariana Mantovana, dove la storia di due famiglie dirimpettaie in paese si fonde in un’alleanza che potenzia la stalla da latte e punta alle energie rinnovabili, si rivolge alla cooperazione per la trasformazione del latte in Grana Padano e che funziona grazie a “impegno, lavoro, stima e voglia di crescere e migliorarsi”, come spiega il giovane Nicola Beffa.

A Pegognaga nel 2015 viene costituita un’azienda agricola, frutto di una società di quattro giovani imprenditori (Alessandro Gandolfi, Giulia Caramaschi, Maurizio Vincenzi, Davide Gemelli) che puntano a risolvere il problema delle deiezioni zootecniche sul territorio, investendo sulla lombricoltura. Dal palco della Millenaria Alessandro Gandolfi ripercorre le tappe e descrive i processi di economia circolare che hanno portato ad avere un’azienda agricola sostenibile e multifunzionale, in grado di rispondere alla questione ambientale e proiettata ad accompagnare la crescita delle imprese agricole biologiche, grazie al rispetto di parametri ambientali “organic”.

Con 1.500 ettari coltivati, 44 soci e un fatturato di 24 milioni di euro ottenuti dalla vendita di meloni, angurie, pere e mele la Op Sermide Ortofruit risponde alla necessità di imprenditori che abbracciano tre regioni e sette province con epicentro nel Destra Secchia. “La formula dell’organizzazione dei produttori – spiega il direttore della op, Riccardo Gorzoni – consente di aggregare l’offerta sul mercato, accedere alle misure previste dal Regolamento Omnibus e dall’Ocm Ortofrutta, ridurre le spese ed esternalizzare alcune operazioni di filiera”.

Cooperative, società semplici e organizzazioni di produttori non sono le uniche strade per nuovi modelli aggregativi. Istituite nel 2009 le reti di impresa sono un’altra opportunità che piace anche al mondo agricolo. “Nel 2019 oltre 34.900 imprese, delle quali 6.855 imprese agricole, hanno dato vita a 5.900 reti in Italia, con una crescita del 14,9% rispetto all’anno precedente – spiega il notaio Pia Marinucci -. I vantaggi sono di natura fiscale, di economia di scala, nell’utilizzo della manodopera e nella forza di penetrazione dei mercati”.

Modelli diversi, ricorda il presidente Carra, “che possono essere presi in considerazione in una provincia come Mantova dove l’agroalimentare ha una grande forza, ma che in parte ha perso slancio e che deve ritrovare un nuovo impulso, perché in futuro le sfide riguarderanno le produzioni, l’ambiente, i consumi e l’evoluzione stessa della società”.

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