10 Maggio 2012
CIBUS PARMA: COLDIRETTI, VOLA ALL’ESTERO 20 % DEL MADE IN ITALY

Nei nuovi mercati emergenti come il Messico e l'India cresce infatti la domanda di cibo italiano
CARRA: settore agricolo in crescita puntando su cibo e territorio. Bene vini e formaggi.
La quota della produzione agroalimentare Made in Italy destinata all’estero ha raggiunto per la prima volta una percentuale record del 20% per effetto congiunto della crescita delle esportazioni del 7% e della stagnazione dei consumi interni che sono calati in quantità del 2%. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti e Ismea in occasione dell’apertura del Cibus di Parma, il salone internazionale dell’alimentazione.
“Nel settore del vino, una delle prime voci dell’export agroalimentare Made in Italy – fa notare Paolo Carra presidente Coldiretti Mantova - il valore delle esportazioni ha addirittura superato quello realizzato sul mercato nazionale”.
Nei nuovi mercati emergenti come il Messico e l'India cresce infatti la domanda di cibo italiano con numeri incoraggianti. In Cina, ad esempio, lo spumante italiano ha fatto registrare la maggior domanda (+235% nel 2011), anche grazie alla presenza di almeno 2,7 milioni di persone con un patrimonio personale netto di oltre 6 milioni di yuan (oltre 600.000 euro), che apprezzano il cibo italiano.
“Complessivamente il valore delle spedizioni all’estero dei prodotti agroalimentari – afferma Carra - ha oltrepassato nel 2011, per la prima volta, i 30 miliardi. Questi risultati positivi, registrati sui mercati internazionali dal settore agroalimentare, dimostrano che il Paese può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l'identità, la cultura e il cibo. Il nostro agroalimentare – afferma Carra – diventa una leva competitiva trainante per il Made in Italy nel mondo. Ma occorre trasparenza verso i consumatori, soprattutto nell’utilizzo delle materie prime, che devono essere di origine italiana, per evitare quelle situazioni penalizzanti di “italian sounding”. Necessario l'obbligo di indicare nell'etichetta dei prodotti alimentari trasformati, l’origine della materia prima agricola prevalentemente utilizzata nella preparazione o nella produzione dei prodotti.”
A crescere all'estero nel 2011 – secondo Coldiretti - sono stati i settori più tradizionali del Made in Italy come i formaggi, a partire da grana e parmigiano reggiano che sono i più esportati con una crescita del 21%, ma anche il vino (+12%), l’olio di oliva (+9%), la pasta (+8%), i prodotti da forno (+7%) e i salumi (+7%).
Tra i principali Paesi Europei di destinazione dell'agroalimentare tricolore, si sono verificati aumenti verso la Germania (+5%), la Francia (+9%) e il Regno unito (+3%), con un incremento medio nell’Unione pari al 6%. Crescono però a ritmi molto più sostenuti - conclude Coldiretti - le richieste nei Paesi extraeuropei (+15%), tra i quali spicca soprattutto il ruolo degli Stati Uniti (+10%), ma va segnalato anche il boom del vino italiano in Cina con una crescita del 65%.

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