13 Luglio 2017
Carra: “No al CETA per difendere l’agricoltura mantovana”

Con il Ceta i 2/3 dei prodotti tipici Dop e IGP lombardi sono a rischio falsificazione. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti regionale sulle denominazioni che l’accordo di libero scambio con il Canada riconosce almeno sulla carta: appena 10 su 34. “Ma è solo una finzione – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – perché basterà usare la formuletta “tipo Gorgonzola” o “genere Gorgonzola” oppure per i falsi del Grana e del Parmigiano si sfrutterà il termine inglese Parmesan e il gioco sarà fatto”.

Ma se sono stati immessi sul mercato prima del 18 ottobre 2013 potranno essere addirittura commercializzati senza alcuna indicazione. La tutela delle indicazioni geografiche riconosciute – rileva Coldiretti – infatti non impedisce l’uso in Canada di indicazioni analoghe per coloro che abbiano già registrato o usato commercialmente tale indicazione (sono compresi nell’eccezione formaggi, carni fresche e congelate e carni stagionate). In sostanza si potrà continuare a produrre e vendere “prosciutto di Parma” canadese in coesistenza con quello Dop ma anche “Daniele Prosciutto” locale. È anche riconosciuta la possibilità di utilizzare parti di una denominazione di una varietà vegetale o di una razza animale (come ad esempio la chianina).

“Coldiretti si sta muovendo per evitare che il Made in Italy venga tradito - spiega il Presidente di Coldiretti Mantova Paolo Carra -. Lo facciamo per gli imprenditori agricoli, che, nonostante le difficoltà, tengono in vita un settore dinamico, in grado di generare posti di lavoro e di prendersi cura del territorio. Nel mantovano, il sistema agroalimentare è basato su una produzione primaria che vale il 20% di quella lombarda. Stiamo parlando di numeri importanti, dal punto di vista del valore aggiunto e degli occupati, che la nostra provincia non può permettersi di perdere. Anche per questo, come Coldiretti, chiediamo ai sindaci e ai rappresentanti delle istituzioni di sostenerci in questa battaglia”.

“L’accordo di libero scambio fra Europa e Canada – aggiunge Prandini - conviene solo al paese nord americano è un disastro per il settore agroalimentare italiano, guarda caso uno dei pochi comparti a crescere nell’export con oltre 37 miliardi di euro all’anno in tutto il mondo. Una torta che altri all’estero vogliono sottrarre all’Italia. Se li lasciamo fare, in termini di fatturato e di posti di lavoro ci resteranno solo le briciole. Non dobbiamo permetterlo”. Secondo il Dossier della Coldiretti, ben 250 denominazioni di origine (Dop/Igp) italiane riconosciute dall’Unione Europea non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese.

In Lombardia fra le DOP e le IGP che non avranno nemmeno una tutela di facciata dal Ceta nel caso venisse ratificato – spiega Coldiretti regionale – troviamo, ad esempio: il Bitto, la Pera mantovana, i Pizzoccheri della Valtellina, il Quartirolo Lombardo, l’Asparago di Cantello, la Mela della Valtellina, il Salame Brianza, il Salame Cremona e il Salame di Varzi. Il trattato – spiega la Coldiretti - prevede il via libera all’importazione a dazio zero per circa 75.000 tonnellate di carni suine e 50.000 tonnellate di carne di manzo dal Canada, dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia.

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