12 Settembre 2019
Maiali, Coldiretti Mantova: bene i grassi (+23,6% in due mesi), in sofferenza i suinetti

Ronconi e Veronesi (Coldiretti Mantova): prospettive positive almeno fino a fine ottobre

Quotazioni in aumento per il comparto suinicolo

In due mesi, tra il 4 luglio e il 5 settembre, il prezzo dei suini grassi da macello del circuito tutelato (destinato cioè alla produzione dei prosciutti Dop) è passato da 1,339 euro al chilogrammo a 1,655 €/kg, con un balzo del 23,6 per cento. È quanto rileva Coldiretti Mantova sulla base dell’andamento dei listini della Commissione unica nazionale (Cun).

Le prospettive dei prezzi, almeno fino alla fine di ottobre, sono di mantenersi su livelli elevati. “Abbiamo raggiunto quotazioni piuttosto alte, ma vedo stabilità – osserva Thomas Ronconi, allevatore di Marmirolo di Coldiretti e presidente di Anas (Associazione nazionale allevatori di suini) -. Ritengo che per i prossimi due mesi le mercuriali si manterranno su posizioni simili. E sono ottimista anche per le settimane successive, qualora si dovesse finalmente aprire il mercato cinese, dopo gli accreditamenti ottenuti”.

Le tempistiche per poter dare avvio alla commercializzazione di carne suina italiana verso l’ex Celeste Impero non sono ancora definite, “ma i macelli sono pronti e l’interesse da parte dei cinesi, secondo quanto riferiscono gli operatori, è molto elevato nei confronti del made in –Italy, anche nel settore carneo”.

Le dinamiche alla base dell’import sostenuto da parte di Pechino va ricondotto alla presenza della peste suina africana, non ancora sotto controllo, che impone alla Cina di acquistare grandi quantità di carne di maiale all’estero, con l’Unione europea primo mercato al quale rivolgersi.

Fra gennaio e maggio di quest’anno l’Italia ha esportato 357.000 tonnellate di carne fresca, il 4,8% in più su base tendenziale rispetto allo scorso anno, con Giappone, Romania e Germania a rappresentare i primi tre mercati di destinazione. La Cina dovrebbe attestarsi intorno ai 980 milioni di maiali allevati nel 2019, contro una mandria di 1,15 miliardi di capi nel 2017 (fonte dati: Teseo by Clal), prima dell’acuirsi della peste suina africana, che sta appunto costringendo la Repubblica Popolare a importare ingenti quantità di carne per sopperire alle perdite interne.

Una situazione che, secondo Claudio Veronesi, sta riverberandosi positivamente anche sul mercato italiano. “L’Italia non sta subendo le pressioni dei mercati europei, i macelli riescono a mantenere il proprio equilibrio e il numero di cosce fresche destinate alle produzioni Dop in agosto ha segnato il passo – spiega Veronesi -. Per questo mi spingo timidamente a ipotizzare un andamento lineare anche per i mesi di novembre e dicembre, con prezzi di soddisfazione”.

C’è una fascia di produttori, tuttavia, che da alcuni mesi sta soffrendo. Sono i produttori di suinetti, il cui trend di mercato, al contrario dei grassi, è in flessione. L’ultima quotazione ha visto cali compresi tra i 25 e i 40 millesimi.

“Gli allevatori che ingrassano stanno aspettando a ristallare e alcuni in questa fase optano per genetiche in grado di assicurare accrescimenti di peso più rapidi – specifica Ronconi -. Con un rallentamento dei ritiri dei lattonzoli i listini si sono inevitabilmente appesantiti”.

Anche storicamente il periodo luglio-ottobre è il momento più complesso, ribadisce Veronesi. “Auspico che dalla fine di ottobre il mercato riprenda quota anche per i produttori di suinetti – si augura Veronesi – perché alcune scrofaie di piccole e medie dimensioni sono in sofferenza e se chiudono si aggrava la situazione per tutta la suinicoltura nazionale”.

Dopo un avvio non sempre disteso, oggi la Cun sembra aver trovato un proprio equilibrio. “La Cun funziona – commenta Ronconi – e funziona meglio in caso di mercato dinamico. Quando subentra la fase di stanca, inevitabilmente l’ultima parola spetta ai commissari”.

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