Stagione in ritardo di 10-15 giorni per le precipitazioni. Terreni pesanti frenano il lavoro
Al via a rilento la stagione del melone mantovano. Il meteo incerto degli ultimi giorni e le precipitazioni fra aprile e la prima metà di maggio hanno compromesso parte delle allegagioni e, presumibilmente, provocato ritardi nell’ordine di 10-15 giorni. A complicare il quadro, i terreni resi pesanti dalla pioggia in un comprensorio dove i suoli argillosi, se da un lato costituiscono un habitat privilegiato per la crescita del prezioso frutto, dall’altro costituiscono un ostacolo all’ingresso nei campi di uomini e mezzi. È quanto rileva Coldiretti Mantova, alla vigilia di una stagione che dovrebbe iniziare con la prossima settimana.
“Temperature al di sotto della media e precipitazioni anche a distanza ravvicinata hanno diradato la presenza di api e, di conseguenza, reso più complessa l’impollinazione - interviene Andrea Costa, presidente di Coldiretti Felonica -. Anche l’organizzazione del lavoro, per le questioni meteo, è a singhiozzo e tutt’altro che pianificata, con improvvisi stop e ripartenze”.
Il Consorzio del melone mantovano Igp. “I primi frutti sono comparsi sul mercato, ma si tratta di un quantitativo poco significativo per potersi esprimere compiutamente, anche sul versante dei prezzi, che sono molto alti, con punte anche superiori ai 3,20-3,50 euro al chilogrammo ai mercati generali, ma proprio per l’esiguità di merce disponibile”, commenta Mauro Aguzzi, produttore di Malcantone di Sermide e presidente del Consorzio del melone mantovano Igp.
E proprio l’ente consortile costituito nel 2014, un anno dopo il riconoscimento dell’Igp per il melone mantovano, organizzerà una tre giorni (22-24 luglio) con visite ai campi sperimentali e un convegno di approfondimento sul futuro del comparto, fra cambiamenti climatici, nuovi mercati e ricerca scientifica per fronteggiare le sfide dell’ambiente.
Ricerca e sviluppo. “Le ditte sementiere sono impegnate nell’individuare varietà più resistenti a patologie quali oidio, peronospora, afidi, ragno rosso, in modo da proteggere gli attacchi patogeni in via naturale”, dichiara Francesca Nadalini, imprenditrice agricola di Coldiretti con oltre 300 ettari coltivati a melone nel Sermidese.
Lo sviluppo di soluzioni innovative per i meloni è anche relativamente rapida, prosegue Nadalini, “essendo una coltivazione a ciclo annuale, con maggiore facilità quindi di adattamento rispetto a colture poliennali come ad esempio gli alberi da frutto”.
La difesa delle orticole è fondamentale, anche perché ogni anno aumentano le restrizioni relative all’impiego di mezzi tecnici, non sempre purtroppo nel pieno rispetto del principio di reciprocità all’interno della stessa Unione europea. Aspetto, quest’ultimo, che in alcuni casi minaccia la competitività delle imprese sui mercati, penalizzando in particolare l’Italia, sempre molto ligia nell’applicare limitazioni anche eccessive.
Quanto agli effetti dell’andamento meteo climatico rispetto alle produzioni, “stimiamo un calo medio della disponibilità di prodotto in serra intorno al 20-30% fino al 15-20 giugno, più o meno in linea con quanto avvenuto nel 2024”, prevede Aguzzi.