6 Settembre 2024
05/09/2024 – Carne bovina: mercati in ripresa, ma pesano i costi dei ristalli

Ultimi posti disponibili per la seconda edizione del Festival della carne rossa, in programma sabato 7 settembre a Castel Goffredo (Parco “Amici Miei”, contrada Poiano Sopra, 54) e organizzato dal Consorzio lombardo produttori di carne bovina, che con 400 allevamenti iscritti e oltre 90mila capi allevati ogni anno rappresenta una delle realtà più significative del comparto.

“Visto il successo della prima edizione, nel 2023, abbiamo pensato di replicare un momento di convivialità con la cittadinanza e i beef-lover per promuovere il consumo corretto della carne rossa, elemento insostituibile di una dieta sana e bilanciata”, afferma Massimiliano Ruggenenti, allevatore e presidente del Consorzio che ha fatto dell’etichettatura e della tracciabilità la propria bandiera fin dai primi anni Ottanta, quando ancora si chiamava “Consorzio carni bovine documentate”.

L’evento sarà l’occasione per consolidare il dialogo fra il mondo produttivo e i consumatori, grazie alla collaborazione con l’Istituto alberghiero “Giovanni Falcone” di Gazoldo degli Ippoliti e a un menù che celebra sua maestà la carne rossa in diversi modi, dalla tartare di manzo alla lingua salmistrata con bagnetto verde, dagli straccetti di bovino adulto ai ravioli ripieni di guanciale, fino al brasato con polenta. Anche quest’anno, inoltre, il Consorzio distribuirà ai presenti un questionario curato dall’Università di Verona per approfondire le tendenze sui consumi di carne bovina nelle famiglie.

Non mancheranno i rappresentanti del sistema agricolo lombardo, dal presidente e i consiglieri del Consorzio lombardo produttori di carne bovina al presidente e direttore di Coldiretti Lombardia, Gianfranco Comincioli e Giovanni Benedetti, affiancati dalle istituzioni e dal mondo della politica: Alessandro Beduschi, assessore all’Agricoltura della Lombardia, il senatore Paola Mancini, l’onorevole Carlo Maccari, il consigliere regionale Marco Carra.

Mercato in ripresa. Sul fronte delle quotazioni, dopo diverse settimane di stabilità dei prezzi nel corso della scorsa primavera e un progressivo calo dei listini che hanno coinvolto tanto le scottone (le femmine) quanto i vitelloni (i maschi), dall’inizio di settembre si è innescata un’inversione di rotta che appare promettente. “Nelle prossime settimane ci aspettiamo un incremento dei prezzi di vendita e quotazioni in aumento, alla luce di una diminuzione dell’offerta e di una domanda che, nel periodo maggio-luglio ha segnato una ripresa dei consumi nell’ordine del +1,2% in quantità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo le elaborazioni di Teseo”, specifica Ruggenenti.

Anche i costi della razione alimentare, in questa fase, sembrano sorridere agli allevatori, con le quotazioni di mais ad uso zootecnico e orzo su valori inferiori di oltre 20 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2023.

“Purtroppo pesano molto sui bilanci delle aziende le spese per i ristalli, che sono in costante crescita e con l’incognita dei flussi dalla Francia che potrebbero subire qualche rallentamento a causa della Blue tongue, presente in qualche zona del territorio transalpino – spiega il presidente del Consorzio lombardo produttori di carne bovina -. Il rischio di avere approvvigionamenti a singhiozzo espone gli allevatori italiani a dover subire ulteriori aumenti nell’acquisto dei broutard, con la conseguenza di altre pressioni finanziarie in un momento in cui i tassi di interesse non si sono ancora normalizzati e di vedere azzerati i benefici derivati dai prezzi bassi delle commodity”.

Produzioni sempre più sostenibili. Nel contesto europeo, l’allevamento italiano di bovini da carne rappresenta il 10,7% collocandosi al terzo posto dietro alla Francia (20,8%) e alla Germania (15,4%). La Lombardia, secondo i dati dell’Anagrafe nazionale zootecnica, contava a giugno di quest’anno 5.149 allevamenti (-4,3% rispetto a dicembre 2023), per un totale di 321.770 capi da carne allevati (+1,5 per cento). È la terza regione italiana per numero di capi allevati, alle spalle di Piemonte (482.019 capi) e Veneto (453.190) e davanti a Sicilia (254.895) e Sardegna (204.966).

 

“Il settore zootecnico – dichiara il presidente di Coldiretti Mantova, Fabio Mantovani – viene spesso accusato di essere fonte di inquinamento, mentre non si tiene invece conto che gli allevatori sono i primi a promuovere la sostenibilità ambientale e il benessere animale nelle loro aziende, mettendo in atto azioni spesso anche molto onerose, per le quali non ricevono il giusto riconoscimento economico”.

I numeri lo confermano: dal 2000 al 2020 in Italia si è passati da 2.500 a 1.700 tonnellate (-32%) di concimi chimici (fonte Istat e Federchimica); dal 1990 al 2022 si è ridotto del 56% l’utilizzo di fitofarmaci (da 100.596 tonnellate di sostanza attive a 44.424 tonnellate, fonte Eurostat), tra il 2011 e il 2022 si registra un -57% di utilizzo di antibiotici veterinari (da 371.0 mg/PCU a 157,5 mg/PCU, fonte Esvac), mentre per quanto riguarda il gasolio agricolo dal 2000 al 2022 la diminuzione nei consumi è stata del 12% (da 2,5 a 2,2 Mt, fonte MASE).

“Dobbiamo sempre ricordare – conclude Mantovani – il ruolo di custode del territorio dell’agricoltore, che per primo ha a cuore la salute dell’ambiente in cui opera e degli animali che alleva, scongiurando pericolose derive ideologiche che poco hanno a che fare con la realtà e che generano solamente fake news, spesso purtroppo diffuse anche dai media nazionali”.

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