E c’è chi ha scelto di potenziare la biodiversità aziendale con il fungo ipogeo 

È una stagione promettente per il tartufo bianco delle golene del Po, grazie a un andamento climatico meno siccitoso rispetto al 2022, una delle annate più secche del terzo millennio. E c’è chi, nel mondo agricolo, ha puntato a realizzare una tartufaia in azienda, approfittando dei terreni adatti alla crescita del fungo ipogeo. 

“Quest’anno siamo partiti più tardi a raccogliere – dichiara Simone Grecchi, agricoltore di Coldiretti Mantova e assessore all’Agricoltura a Borgocarbonara, unico comune della Lombardia riconosciuto dall’Associazione nazionale città del tartufo bianco. 

Ora l’abbassamento progressivo delle temperature dovrebbe ulteriormente migliorare la qualità del tartufo bianco che i “trifulìn”, i raccoglitori di tartufi, trovano sugli argini, nelle zone golenali, negli ambiti rivieraschi del fiume Po, territorio ad altissima vocazione per il prezioso e seducente prodotto della terra. 

Prezzi medi in discesa, anche alla luce di un’offerta più abbondante rispetto all’anno scorso, con quotazioni che si aggirano intorno ai 2.500 euro al chilogrammo per il tartufo bianco del Po, contro i 3.500 dello scorso anno. 

Andrea Costa, imprenditore agricolo di Felonica, consigliere di Coldiretti Mantova e referente per la zona Ostiglia e Sermide, ha trapiantato piante micorizzate ed è in attesa, fra qualche anno, di raccogliere il tartufo scorzone. “Finora l’evoluzione sembra procedere correttamente, teniamo il terreno monitorato e vedremo se sarà una soluzione efficace in direzione della multifunzionalità e della biodiversità, grazie a un terreno versatile e idoneo alla coltivazione di prodotti ad alto valore aggiunto, dal melone mantovano Igp alla pera mantovana Igp, dalla barbabietola da zucchero alle zucche”, afferma Costa.