Progetto per rilanciare i ristalli sostenuto da Coldiretti, Aral, Anafibj e Regione Lombardia
Contro la crisi degli approvvigionamenti dei vitelli dalla Francia e per contrastare un tasso di autoapprovvigionamento della carne bovina che è sceso al 47%, il Consorzio Lombardo Produttori di Carne Bovina (Clpcb) ha presentato a Rovato (Brescia), durante la 134ª edizione del festival Lombardia Carne, il progetto “Beef on Dairy” per coinvolgere le stalle da latte nella produzione di vitelli da ingrasso che vede il sostegno di Regione Lombardia, Associazione regionale allevatori della Lombardia, Anafibj, Coldiretti e Filiera Italia, Comal (Cooperativa mantovana tra allevatori) e Cobreca (Cooperativa bresciana bestiame e carni) e che dovrebbe trovare un prezioso alleato nel Consorzio di tutela del Grana Padano.
“Partiamo da uno scenario che ci sta preoccupando per la complessità – ha dichiarato il presidente del Clpcb, Massimiliano Ruggenenti -. I prezzi dei ristalli sono sempre più alti e i margini di guadagno per i produttori si stanno progressivamente assottigliando, nonostante i prezzi di mercato si collochino su valori elevati. La Francia, principale bacino di rifornimento dei broutard, ha incrementato la fase di ingrasso sul proprio territorio, riducendo così il numero di animali vivi per l’export. Inoltre, rispetto alla rotta verso l’Italia da diversi mesi gli allevatori francesi preferiscono esportare in Nord Africa dove la remunerazione è maggiore o verso la Spagna, dove i controlli sanitari obbligatori sono meno pressanti rispetto all’Italia”.
Un complesso di fattori che ha spinto il Consorzio Lombardo Produttori di Carne Bovina, una realtà storica nel panorama nazionale, primo ad adottare l’etichettatura su base volontaria fin dal 1982 (quando si chiamava Consorzio Carni Bovine Documentate), a individuare una soluzione per sostenere la filiera della bovinicoltura e magari garantire un futuro anche alle aree interne e svantaggiate che, senza un presidio zootecnico, rischiano di perdere anche quella tutela e quel monitoraggio fondamentale per prevenire i dissesti idrogeologici.
“L’alleanza con gli allevamenti da latte – ha riassunto Ruggenenti – si propone di fecondare le vacche frisone con seme proveniente da razze da carne, utilizzando i semi sessati attualmente disponibili. In questo modo otterremo benefici per entrambe le categorie di allevatori. Da un lato, i produttori lattiero caseari possono pianificare meglio la rimonta della mandria, mentre gli ingrassatori di animali da carne potrebbero contare su un numero crescente di animali disponibili, nati in Italia”.
Essenziale la facilità di parto, un accrescimento giornaliero soddisfacente per gli allevatori da carne e che garantisca una resa corretta alla macellazione. Tutti traguardi facilmente raggiungibili.
L’utilizzo di seme di tori da carne su vacche da latte non costituisce di per sé una novità. “Nel 2023 sono state registrate oltre 2 milioni di inseminazioni su bovini di razza frisona italiana, di cui circa 430.000, pari a circa il 20%, relative a inseminazioni effettuate con l'utilizzo di seme di razze da carne – ha spiegato il professor Martino Cassandro, direttore generale di Anafibj, l’Associazione nazionale degli allevatori di razza Frisona, Bruna e Jersey e ordinario di Zootecnia generale e Miglioramento genetico animale dell’Università di Padova -. La tendenza è di un incremento dell’1,6% all’anno, tanto che si attende nel 2030 che l’incidenza delle inseminazioni su bovine da latte con seme di razze da carne arrivi al 34 per cento. Una bovina da latte su tre”. Una pratica piuttosto comune, quindi, anche a livello mondiale, che “può aiutare gli allevamenti a incrementare il proprio utile netto e ridurre l’impatto ambientale”, ha ricordato Cassandro, e con risultati positivi anche sul piano della redditività economica, come illustrato da Claudio Grazioli, allevatore di Canneto sull’Oglio (Mantova), che da anni pratica lo svezzamento dei vitelli per la produzione di carne fino al peso di 70-80 chili.
Tra i vantaggi evidenziati dal progetto “Beef on Dairy” c’è anche la possibilità di creare una linea di raccolta dati e di valutazione genomica sulla progenie. Inoltre, Anafibj sta sviluppando e renderà disponibile uno strumento di supporto decisionale per gli allevatori per l’utilizzo del “Beef on Dairy” e la selezione in purezza.
Il progetto è sostenuto da Coldiretti e Filiera Italia. Per il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, “è fondamentale investire in 4-5 centri di svezzamento dei vitelli da carne e ottenere il sostegno delle filiere zootecniche, così da incrementare il tasso di autoapprovvigionamento”. Per l’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, “il futuro della Francia è segnato, ci sarà un milione di vacche nutrici in meno e sarà sempre più difficile importare broutard per gli allevatori italiani. In un contesto simile è necessario puntare sulle filiere e il potenziamento dell’utilizzo di seme da carne su bovine da latte è una risposta utile”.
Un percorso di collaborazione sul quale si è detto disponibile a ragionare anche Renato Zaghini, presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano, la più grande Dop a livello mondiale per produzione ed export e che potrebbe agevolare lo sviluppo del “Beef on Dairy” come elemento per migliorare la sostenibilità degli allevamenti dal punto di vista economico, ambientale e sociale.
La stessa Regione Lombardia, con l’assessore all’Agricoltura Alessandro Beduschi, ha annunciato la volontà di sostenere attraverso misure finanziarie finalizzate alla realizzazione di infrastrutture e centri all’avanguardia per lo svezzamento dei vitelli, così da incrementare i livelli di autosufficienza e di ridare prospettive agli alpeggi e alle zone montane e collinari.