13 Marzo 2025
13/03/2025 – Melone: aumentano i costi di produzione, superfici in linea col 2024

Aumentano i costi di produzione, fra manodopera, fertilizzanti ed energia

Molto dipenderà dal meteo, dalle temperature elevate che inevitabilmente finiscono per invogliare i consumatori a mettere in tavola il melone, ma le superfici destinate alla coltivazione dovrebbero essere in linea con il 2024.

Per uno dei frutti simbolo dell’agricoltura mantovana - tanto che le superfici coltivate, secondo le elaborazioni di Coldiretti su dati Istat, sono pari per il melone all’11,3% della superficie nazionale in pieno campo e al 4% di quella in serra, con una produzione in campo aperto vicina al 12% del totale raccolto in Italia – si parla di conferma, con l’area naturalmente del Sermidese fra le più rappresentative, accanto a Rodigo e al Viadanese, fino al Casalasco e all’area di Spineda, teatro all’incirca 20 anni fa dell’accordo fra produttori e soprattutto politici delle province di Mantova e Cremona per unificare le domande di Igp in un un’unica richiesta sotto l’egida del Melone mantovano.

E proprio il melone mantovano punta a bissare il successo dello scorso anno e magari “fare qualcosa in più”, afferma il presidente del Consorzio del Melone mantovano Igp, Mauro Aguzzi, imprenditore di Coldiretti. “Le prospettive sono buone, trascinate anche dai successi commerciali registrati lo scorso anno, quando arrivammo a superare le 11mila tonnellate, dopo un rallentamento dell’anno precedente al di sotto delle 10mila tonnellate, a causa di un meteo inclemente – dice Aguzzi -. Le premesse sono positive, anche se la variante principale sarà il clima”.

Anche Riccardo Gorzoni, direttore della Op Sermide Ortofruit - realtà ormai in costante crescita e con un’elevata capacità di penetrazione dei mercati, anche grazie al marchio di punta “Valli Salse”, che individua un’area circoscritta nel Sermidese – conferma il trend del 2024. “Siamo allineati e le operazioni di trapianto sono partite sotto serra nella seconda decade di febbraio”.

I trapianti procedono. Le piogge previste in questi giorni potrebbero rallentare i ritmi in campo, ma finora non si registrano ritardi sulla tabella di marcia. Anche sulle varietà adottate non sembrano esserci particolari scostamenti rispetto agli anni scorsi, a conferma che la tradizione, quando è alla base di una qualità riconosciuta anche a livello internazionale (l’export si è consolidato e i produttori, rileva Coldiretti Mantova, hanno conquistato clienti anche nel segmento della ristorazione di lusso), è sempre un’arma vincente. “Dovremmo anche nel 2025 avere una presenza di melone retato in serra che sopravanza, seppure di poco, le varietà a buccia liscia”, stima Aguzzi.

Costi di produzione in aumento. Rispetto al 2024, tuttavia, pesano sui bilanci delle aziende i costi di produzione, che sono mediamente cresciuti, in particolare per la manodopera (“Nelle nostra aziende sono tutti assunti con contratti regolari, insinuare che il nostro sia un settore insidiato dal caporalato è fuori luogo”, tuona il presidente del Consorzio del Melone mantovano Igp), ma anche per i fertilizzanti e l’energia, fra le voci che più hanno subito un incremento in confronto allo scorso anno. “C’è da sperare che anche il prezzo del melone in fase di vendita sia al passo, per assicurare una buona marginalità alle aziende agricole”.

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